La Costa dei Trabocchi
"…proteso dagli scogli, simile ad un mostro in agguato, con i suoi cento arti, il trabocco aveva un aspetto formidabile… La lunga e pertinace lotta contro la furia e l’insidia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. La macchina pareva vivere d’una vita propria, avere un’aria e una effigie di corpo animato. Il legno esposto per anni e anni al sole, alla pioggia, alla raffica, mostrava tutte le fibre, metteva fuori tutte le sue asprezze e tutti i suoi nocchi, rivelava tutte le particolarità resistenti della sua struttura, si sfaldava, si consumava, si faceva candido come una tibia o lucido come l’argento o grigiastro come la selce, acquistava un carattere e una significazione speciali, un’impronta distinta come quella d’una persona su cui la vecchiaia e la sofferenza avesser compiuto la loro opera crudele…"
Le suggestive metafore di Gabriele D’Annunzio tratte dal suo Trionfo della Morte ci regalano la descrizione più efficace dei trabocchi, strutture lignee che punteggiano un tratto di costa adriatica teatina. Saldati sulla terra ferma, avevano lo scopo di consentire la pesca senza necessariamente imbarcarsi. Oggi i ‘trabocchi’, alcuni trasformati in ristoranti, esaltano l’atmosfera romantica dei luoghi.