Eremo celestiniano di Sant'Onofrio al Morrone
Partendo da Sulmona (L’Aquila) e precisamente dall’Abbazia di Santo Spirito a Morrone, imponente e magnifica sede dei monaci della Congregazione dei Poveri Eremiti Morronesi fondata da San Pietro Celestino (Papa Celestino V), c’è un percorso in salita, fatto di rocce, verde, luce, silenzio.
Conduce a un romitorio incastonato sul pendio roccioso del Monte Morrone: l’eremo di Sant’Onofrio.
In questo luogo estremo, l’umile frate Pietro, nella sua gioventù visse un periodo di isolamento e preghiera all’ interno di una caverna.
Molto tempo dopo, nel 1290, fece erigere l’eremo, dove visse dal 1293 fino ai primi mesi del 1294 quando fu eletto Papa. E sempre qui tornò a rifugiarsi dopo il “gran rifiuto”, la rinuncia al papato, un gesto nato non da viltà ma dal coraggio di uno spirito altissimo e libero e dalla consapevolezza della propria, totale, inesperienza delle cose umane, «trascurate per contemplare troppo le divine», come osservò Francesco Petrarca.
L’eremo è ancora custode di questo spirito.
La piccola porta della chiesetta, la “Ianua Coeli”, è una Porta del Cielo ma è anche una Porta della Storia. All’interno la chiesa conserva affreschi medievali e un soffitto ligneo del quattrocento. Anche l’oratorio è ornato con affreschi raffiguranti la Crocifissione con Maria e san Giovanni ai piedi della croce; San Mauro, Sant’Antonio, San Benedetto, San Pietro Celestino. Incuriosisce una rara immagine (purtroppo frammentaria) del Cristo Triumphans, che oltre alla corona reca sul capo la tiara papale, proprio nella foggia inaugurata da Celestino V. Colpiscono ed emozionano le umili cellette, che ospitarono il Santo e il Beato Roberto da Salle.
Il visitatore lo avverte: il cuore di questo luogo batte ancora nell’ umida grotta in cui tutto ebbe inizio.